Falconara Albanese, 10 Giugno 2004

 

"La Cultura Falconarese dal Barone Felice Staffa (1845) all'Eruditissimo Arciprete Bernardino Lupi (1952)".

Falconara Albanese fin dal 1800 ha iniziato a farsi conoscere attraverso gli scritti di alcuni suoi "figli". Il primo Barone Felice Staffa, nato nel 1801 e morto il 16 marzo 1870, avvocato corrispondente e membro di varie Accademie Letterarie, eruditissimo nelle amene lettere, profondo matematico. Si direbbe oggi, un "genio", se poi lo si rapporta alla realtà falconarese di due secoli fa, tale apprezzamento è pertinente. Nel 1845, fece stampare a Napoli (allora Capitale del Regno delle Due Sicilie), la sua opera "I Canti Albanesi", nella quale trascrisse vari canti popolari falconaresi ed alcune poesie italiane, tradotte in lingua albanese. Le laboriose ricerche condotte nelle biblioteche di Napoli, Cosenza e Roma dallo storiografo Robin Riggio finora, non hanno prodotto l'esito sperato. Del Corpus dei suoi scritti, non è stato ritrovato nulla. Sono stati contattati anche "probabili" parenti dello scrittore, purtroppo non è emersa nessuna traccia per ritrovare almeno qualche breve scritto.
Del secondo "figlio preclaro" Ferdinando Riggio, si hanno la novella Ducagino ed alcune credenze popolari falconaresi, la prima è stata raccolta dallo scrittore e pubblicata su "La Calabria" anno V del 15 agosto 1893 N° 12, diretta da Luigi Bruzzano; le seconde pubblicate sempre su "La Calabria" anno VI luglio 1894 N° 2. Visse tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. Compose numerose poesie in lingua albanese e raccolse molti canti popolari, novelle, proverbi ed antiche credenze "di prima mano"dai suoi concittadini. Offrì così ai posteri la memoria storica del proprio tempo. Falconara è l'unico paese albanese, sulla costa tirrenica, ha però conservato nel tempo tutta la sua "identità culturale e storica". Oggi alle soglie del terzo millennio, si sente il bisogno di recuperare tutto il patrimonio lasciato da questi scrittori, perchè "un popolo senza memoria storica, non potrà mai essere un popolo capace di costruirsi un futuro". Le raccolte, poi, le tradusse in greco ed in italiano. Collaborò nella "Rivista Calabrese" con il sacerdote Giovan Battista Moscato di San Lucido. Sfortunatamente di lui, non si hanno più notizie dopo la sua "partenza" per gli Stati Uniti, né il nome della città dove visse, né sui suoi successivi scritti. Forse in seguito alla pubblicazione di questo articolo sul sito www.falkunara.com, si spera, almeno, di aggiungere agli scritti già noti, altri postumi. Dalle ricerche effettuate alla Biblioteca Nazionale di Cosenza si è acquisita soltanto la data della sua scomparsa (30 Marzo 1947).
Il terzo "insigne" figlio di Falconara Albanese fu l'arciprete Bernardino Lupi. Svolse il suo apostolato nel suo paese natale, per ben 50 anni. Fu una persona eruditissima, laureato in Teologia ed in Lettere e Filosofia. Profondo conoscitore di Dante e particolarmente della sua opera magna "La Divina Commedia". Famose erano, tra le persone che lo conobbero, sia le sue Omelie, proprio per l'intessitura con versi delle tre Cantiche dantesche, sia le sue dissertazioni sulla Divina Commedia fatte con il chirurgo Pietro Riggio,  padre del Tenente del V Reggimento di Fanteria, caduto valorosamente sul campo di battaglia (all'età di 25 anni) ed insignito con la medaglia d'argento al Valore Militare, Prometeo Riggio. Era anche questo un "input" per istruire i suoi parrocchiani, non solo dal punto di vista religioso. Lo scorso anno ricorreva il 51° Anniversario della sua morte, avvenuta il 23 ottobre 1952, il realizzatore del sito Falkunara.Com, voleva "commemorarlo" non solo con notizie già note, ma con testimonianze raccolte tra coloro che l'avevano conosciuto; oppure che ne avevano sentito parlare dai loro genitori, congiuntamente ad una monografia sul suo lavoro di educatore. Infatti Nonna Cecilia Russo Riggio raccontava di studenti che venivano da altri paesi, in particolar modo nella stagione estiva, probabilmente per prepararsi agli esami di riparazione, che si svolgevano a settembre, un mese prima dell'inizio del nuovo anno scolastico. Purtroppo fino al 27 settembre 2003 non si era riusciti a contattare nessuno.
Quel giorno infatti è avvenuto un "fatto straordinario" il Sig. Domenico Rocco, mi consegnava "personalmente per l'amicizia che ci lega" 2 quaderni del papà Francesco, allievo del sacerdote. Sono datati 1938/39, per me educatrice, leggere quelle pagine è stata una gioia immensa! Innanzitutto, si evince la preparazione filosofica e pedagogica. Quest'ultima fino al secolo scorso è stata considerata l'ancella della Filosofia. La fama di erudito era non solo esatta, ma esaustiva, della sua preparazione enciclopedica, che aveva fruito in modo originalissimo, trasmettendola al giovane discepolo con gioiosa semplicità. Quest'ultimo era talmente interessato, che via via ne diventava partecipe empatetico.
Maritain1, doveva essere il suo pedagogista preferito, perchè sono evidenti le "sue" quattro regole a cui l'educatore, che è cooperatore dell'educazione, adempiendo la sua funzione (che è una funzione positiva) doveva attenersi:

1. Incoraggiare e favorire, le disposizioni che permettono al fanciullo di progredire nelle vie dello spirito.
2. Concentrare l'attenzione sulle profondità intime della personalità e del suo "dinamismo precosciente".
3. Mirare ad "unificare, non disperdere" per assicurare l'unità spirituale dell'uomo.
4. Liberare l'intelligenza, anziché aggravarla: la ragione deve "dominare" sulle cose apprese.

Questo filosofo valorizza notevolmente il maestro in un rapporto di "potenza" e "atto" in cui si trovano l'Alunno (Potenza) e il Docente (Atto), secondo il modello Tomista, entrambi infatti, sono "protesi" verso quella assoluta verità che Dio solo conosce e di cui ha reso partecipe l'anima. Per rendere più agevole la comprensione del "mio dire" adopererò il sistema delle mappe concettuali. Ma accanto a Maritain, il sacerdote falconarese attuava la pedagogia del Gentile2 filosofo, esponente della corrente neohegeliana italiana.
Il primo concetto che risulta in modo "luminosissimo" dalla lettura, è quello che il Maestro è simile all'artista, il quale nell'espressione estetica realizza le sue doti naturali. Egli deve attingere da se stesso e dalla propria genialità le "risorse" di vocazione e di cultura per cui, nel rapporto immediato con gli alunni, crea la lezione, che nasce originalmente, ogni volta nuova, dalla comunione con i discepoli. Il secondo pensiero è questo: l'educatore si forma nel contatto vivo con gli alunni attraverso la riflessione umana. Ma tutto ciò esige una preparazione culturale profonda che gli permetta di rivivere in sé, unificati, i sommi valori spirituali che l'umanità ha creato nei secoli. Infatti, la vita e la cultura assimilata (fruita), sono le fonti "vive" da cui si apprende a divenire maestri. Questo discente falconarese ebbe la grande fortuna di avere un educatore di una levatura culturale unica!
Questo mio giudizio è confermato dallo stesso allievo in molte pagine e il suo rammarico è quello di non poter ricambiare questo "dono" con un impegno più costante, perchè doveva dare una mano al papà ed alla mamma nel "magazzino", oggi diremmo Supermercato. Le materie di studio erano: Lingua e Letteratura Italiana, Scienze, Storia ed Educazione Civica ed Aritmetica. Si evince che il sacerdote-docente avesse approntato una programmazione vera e propria. Scorrendo le pagine, non si ha mai la sensazione, che non vi sia un filo conduttore, tutti gli scritti, perseguono degli obiettivi e dei contenuti prefissati.

Alla luce di quanto detto nella prima parte, preferisco proseguire con delle Mappe Concettuali; che sicuramente esplicano meglio il mio elaborato.

 

 

OBIETTIVI METODOLOGIA PREREQUISITI

Comprensione della Lingua Orale.

Comprensione della Lingua Scritta.

Produzione della Lingua Orale.

Produzione della Lingua Scritta.

Conoscenza delle funzioni e della struttura della Lingua anche nei suoi aspetti Storico Evolutivi.

Conoscenza ed Organiz-zazione dei Contenuti.
 

LEZIONI:

Interattive.
Dialogate.

STRUMENTI:

Dettato.
Lettura.
Dizionario Italiano realizzato giorno per giorno dal sacerdote e trascritto dal fanciullo alla fine di ogni dettato.

Mancanza di Contatti con ragazzi che parlavano l'italiano.

Uso dell'albanese sia in famiglia che nei rapporti interpersonali.

Bisogno di Apprendere l'italiano, sia per i rapporti interpersonali, sia per il lavoro futuro.

Bisogno d'imparare a pronunciare vocaboli italiani anche i più difficili da proferire.

     

La Mappa evidenzia come gli obiettivi prefissati dall'arciprete - docente, fossero identici a quelli che i docenti di oggi hanno come criteri per la verifica dell'apprendimento degli alunni. Ma "Zotinunn" Lupi, li aveva fissati nel 1938, cioè 65 anni fa!
Bisogna soffermarsi anche su un altro aspetto: il fanciullo in questione, doveva prepararsi agli esami di ammissione alla scuola media. Quanta più difficile fosse la carriera scolastica negli anni '30 - '40.
La valenza educativa del dettato, che consentiva al fanciullo di imparare parole nuove, in italiano e di scriverle correttamente. Ad ogni dettato seguiva un brevissimo vocabolario, non più di una pagina, con le parole più usate in quel periodo, segnato dalle guerre e dall'emigrazione. Infatti, si trovano termini quali: "veliero, scafo, carena, mercantile, emigrante, cantieri, timone, bordo, cuccetta, crociera, naviglio, siluro, equipaggio, proiettili, ascaro" alternandoli con termini aulici quali: "nitida, gemma, loquela, rango, pacato, antitesi (vocabolo tipicamente filosofico), gelida" a cui seguono "voci" usuali del tipo: "incappare, trastullare, vestiboli, crisi, ostile, omerico, pupille, decisione, vanità, dominio, squallida, ruvido, chiostro, palestra, soma, brusca, tono, ninfa, tortuoso, diroccare, cattedra, balaustra, crepito". In sintesi il nostro educatore falconarese "concretizzò" una preparazione globale ottimale, per quei tempi; basti pensare che il paesino non aveva altre strade se non quella che lo congiungeva a San Lucido.
Coloro i quali volevano dare un'istruzione ai loro figli, dovevano mandarli in collegio, oppure sottoporre questi giovinetti a grandi sacrifici, la mattina a piedi fino alla stazione ferroviaria (San Lucido) ed il pomeriggio ripercorrere lo stesso tragitto, con qualsiasi condizione climatica (sole, pioggia, neve, nebbia...). Altro aspetto da mettere in rilievo è la descrizione di quel fenomeno atmosferico che caratterizzava ieri ed oggi Falconara: "la nebbia", facendo usare vocaboli forti come "esasperante, fastidiosa, fitta, greve e uggiosa".
La particolarità della correzione è, a mio modesto avviso, di una valenza educativa eccezionale! Infatti, il voto era posto sempre come una frazione, esempio 8/10 in cui il numeratore indicava il voto meritato ed il denominatore indicata il massimo voto da perseguire! Inoltre la data e la firma di Zotinunn. In albanese era questo il vocabolo usato nel rivolgersi al sacerdote (significa letteralmente Signore). Vi si trova anche la descrizione delle difficoltà oggettive, che i falconaresi dovevano affrontare per potersi spostare in altri paesi, anche non molto lontani, visitare il Santuario di San Francesco oggi è semplice, ma nel 1939 dopo la "passeggiata" Falconara Paese - Falconara Stazione, bisognava prendere il treno e non sempre si poteva ritornare in giornata. Se "capitava" una giornata piovosa, la scelta era che si doveva restare o ospitati da qualche parente o amico, oppure aspettare in stazione che facesse giorno. Una descrizione originale e fotografica, dello studio del nostro arciprete commuove! Infatti il discente, volgendo lo sguardo in senso orario, elenca tutti i volumi allineati nella biblioteca: "Testi di Geografia, Storia, Filosofia, Vocabolari Greci, Latini, Spagnoli ecc." e poi... uno sguardo alla finestra ed ecco descritto il giardino del sacerdote: "lo zampillo, i fiori tipici falconaresi ed infine il campo di bocce!", sembra di osservare un quadro di Chagall o Kandiski pittori che hanno "fermato" la poesia sulla tela. Certamente il nostro caro arciprete, aveva spiegato come svolgere quel "tema". Il più insigne degli educatori, è colui che riesce a trasmettere la gioia della vita attraverso la semplicità del quotidiano. In quel periodo storico caratterizzato dalla "Dittatura Fascista e dalla Guerra" non era semplice educare! L'arciprete Lupi, ha trasmesso serenità, gioia per il futuro, ha consegnato al giovane discente la speranza, cioè il dono che "traghetta" al futuro! Leggere quei temi e quei dettati è stato come rivedere il film di Benigni "La vita è Bella". Anche le lettere, scritte ai parenti sono foriere di considerazioni educative, l'affettività viene "perseguita" con discrezione; l'allievo viene aiutato ad amare gli altri e a coltivare l'amore per la famiglia e per l'amicizia fraterna. I fanciulli vedono e leggono la realtà con gli occhi degli adulti. Platone diceva che "solo i poeti possono ricordare agli uomini che esiste il bello, il bene e che si può scegliere di vivere all'insegna della materialità o della spiritualità" (che chiamava il mondo Iperuriano). La storia insegnata dall'educatore Lupi, riflette anch'essa una programmazione di stampo moderno:

 

OBIETTIVI METODOLOGIA BISOGNI

Concepire la storia come un fatto globale, aprendosi dunque, alla conoscenza della materialità e quotidianità e superando eventuali concezioni di storia intesa come somma di eventi salienti di tipo diplomatico - militare.

Stabilire un vitale rapporto con l'educazione civica, sia riflettendo su fatti storici e sui valori ad essi sottesi, sia maturando un più profondo senso delle proprie responsabilità civile e della necessità di criteri morali per le scelte che l'uomo (il ragazzo) deve operare.
 

LEZIONI:

Interattive.
Dialogate.
Dettati.

METODO:

Induttivo.
Deduttivo.

Leggere gli avvenimenti con "SERENITA'" e "OBIETTIVITA'".
     

Dalla lettura dei quaderni risulta la serenità e l'obiettività con le quali il docente fa vivere quel particolare periodo storico: la visita del Duce a Cosenza, i preparativi per il coprifuoco, la descrizione della morte di Pio XI (dalla quale si evince che la lettura del giornale, era una metodologia già utilizzata dal sacerdote). Inoltre, la conciliazione fra Stato e Chiesa (12 febbraio 1939). Per quanto attiene le scienze naturali il caro Zotinunn esperiva il metodo induttivo, dal generale al particolare ed ogni "fatto" era trasformato in un "input", da cui faceva scaturire la sua lezione. Una sua lieve indisposizione diventava lezione di anatomia e fisiologia. Non mancavano suggerimenti sulle necessità di una sana alimentazione, di una vita morigerata per ottener la salute fisica e mentale. Molte sono le pagine in cui sono riportate le tradizioni falconaresi legate al Natale, Carnevale o alla Pasqua.

CONCLUSIONI:

Il lavoro di educatore è stato esemplato con una semplicità ed un amore veramente unico. Piaget diceva che non si poteva diventare educatori, se non si possedeva un certo "quid". L'arciprete eruditissimo, Bernardino Lupi possedeva quel quid in modo eccelso! I nostri giovani devono perciò, non solo ricordarlo, ma onorarlo con lo studio amorevole e con la decisione ferma e costante di conseguire una preparazione culturale ed umana ottimale. Per il 52° anniversario della sua "salita in cielo", mi piacerebbe, che fosse ricordato con un piccolo dono tipicamente "Etereo": la sua tomba, che è ora lasciata all'incuria del tempo, fosse trasformata in cappella, con una struttura in ferro e vetro e che "incorpasse" anche le tombe dei suoi genitori. L'epigrafe che lasciò scritta è chiara "qui è sepolto l'arciprete Bernardino Lupi, tra il padre e la madre, come volle". Altro dono, sarebbe quello di posare sempre un fiore sulla sua tomba. Infine perseguire l'umiltà, non inserì nessun titolo accademico nella sua epigrafe, soltanto il "titolo" di arciprete, a testimoniare la sua vocazione di sacerdote che scelse la vita semplice e modestissima dei suoi concittadini. Celebrare il suo anniversario di morte, significa innanzitutto, leggere con gli occhi del cuore quanto lui ha "seminato". Quest'anno la Mappa Concettuale del Nostro Istituto Comprensivo sviluppa la tematica "educazione alla cittadinanza", ebbene la programmazione educativa del nostro illustre falconarese, l'anticipa di ben 65 anni!

 



Note:

1. Jacques MARITAIN: Filosofo francese 1882-1973, contribuì alla preparazione della classe politica mondiale, ma soprattutto italiana (Moro, Fanfani, Andreotti etc...) con l'opera magna: "Umanesimo Integrale". Fu il primo laico ad essere ammesso al Concilio Ecumenico (1963). Esponente dello Spiritualismo Francese.
Torna Su .

2. Giovanni GENTILE: Filosofo italiano 1875-1944, esponente dell'hegelismo italiano. Ministro della Pubblica Istruzione nel 1923, varò la Riforma della Scuola Italiana, che porta il suo nome (Riforma Gentile).
Torna Su .

 

Hit Counter
~ Intervento della Prof.ssa Clara Riggio ~


© Copyright www.falkunara.com. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale.

DISCLAIMER