Poesie.

In questa sezione sono riportate alcune poesie dedicate a Falconara o poesie che si sono tramandate oralmente. Alcune di esse sono liberamente scelte dal testo "Canti popolari di Falconara Albanese" di Settimio Genoese. La prima di queste poesiole č stata  selezionata tra le diverse raccolte della Sig.ra Riggio Clara.


Fallkunara '75


Arroccata tra due collinette,
case grigio ferro, con i tetti cotti dal sole,
e protetti da pietre ocra di fiume,
dai venti impetuosi.
Viuzze  strette e spesso chiassose,
ndriccula... fare... vemmi
Anime schive,
anime laboriose
anime scrigni
delle dinariche virtł
visibili ai cuori,
celate alle menti orgogliose.
segni tangibili della sofferenza antica... mai dimenticata.
Critiche amare... fattea bocca aperta.
preghiere sussurrate a denti stretti.
Un lontano cimitero a ricordare, solo qualche volta,
che tutto č limitato...
che bisogna far presto...
Ma una cappellina sulla sommitą di una rocchetta ...
invita ... a ritrovarsi
ricorda... l'Alfa e l'Omega...
l'essenzialitą nella quotidianitą
perpetua ... l'eterna isotimia degli avi.

Shėn Mėrisė e kastelit

Alla Madonna del Castelluccio


I lart, ka nj'anė, i madh,

gurash mbė hi ēė dalin,

me lisa ēė kanė rrėnjė

mėse njė quind vjet,

ti je shpia e Sheėn Mėrisė.

Ti mos na le,

ti mos na harro.

Ndėj dorėn

e ruaj me sy tė mirė

arbėreshin dhe tė hujin,

kur lehet,

kur ha,

kur lozėn,

kur shurben,

kur prėhet,

kur flė.

Ti vet je 

hjea e madhe.

Ti vet je

unaza nėpėr quiellin

edhe ne.

Alto, inclinato, maestoso,

di grigi massi sporgenti,

di alberi che hanno radici

centenarie,

tu sei la casa della Madonna.

Tu non abbandonarci, 

tu non dimenticarci.

Distendi la mano

e guarda con occhio benigno

l'albanese e il forestiero, 

quando nasce,

quando mangia,

quando gioca,

quando lavora,

quando riposa,

quando dorme.

Tu sola sei 

la nostra protezione.

Tu sola sei

l'anello tra il cielo

e noi.

Mjegulla

La Nube (letteralmente la nebbia)


 

Ajo mjegullėz e zezė

duket se ėshtė njė vėrtet,

si mal ngrėhet

nga deti i bardhė.

Vet anvet 

shkėndilaz dritie

nga dielli ēė perendon.

varka

e rrahur nga suvala,

sonde,

rri e lidurez,

deti pėr tė ėshtė i mbillur.

Tue njė cik nata,

adhe mė e zezė.

 

Quella nube di pece

sembra aver consistenza,

quasi montagna ergersi

dal mare schiumoso (bianco).

Solo d'intorno 

sprazzi di luce

dal sole che tramonta.

La barca

percorsa dall'onda,

questa sera,

rimarrą legata,

l'altomare l'č proibito.

Fra poco la notte 

ancor pił tetra.

 

Fjetat - lulie

Petali


 

Organeti i ēarė

vej tue gjetur notat

pėr njė kėngė malli,

vuxha e piksur,

buzėza nė shkėlquim, 

nė vapėn e tenit.

Dhe dora e trėmbshme

ngit fjetat-lulie

tė bardha mundafshi.

Ndonjė e kėputurez

mbi krahėzit tė verdhė

ėmbėlsisht thahej.

Quielli i hapur,

organeti i ēarė,

mbi shurit tė djegshme.

 

L'organetto stonato

cercava le note

d'un canto d'amore,

la voce languida,

le labbra splendenti,

nell'afa del treno.

E la mano tremante

accarezzava i petali

bianchi di seta.

Qualcuno reciso

sulle spalline verdastre

dolcemente appassiva.

Il tetto dischiuso,

l'organetto stonato,

sulla sabbia infuocata.

 

Ana

L'angolo


 

Ujez nd'ta'anė,

afėr ėshtė jeta,

krahtė tė ndrequr,

jo mė shurbejnė.

Sytė pa mjegull

tue ikur te moti:

cikat mė tė bukura,

cikat mė tė dashura,

tė ligat, me lotė.

Po nani harro

cikat ēė shkuanė.

Hap krahtė

njetėr her ēė tunden,

ēitu, shtrėngon

pasosurit dritje.

 

Disteso in quel canto,

vicina č la vita,

le braccia conserte,

non pił operose.

Gli occhi sereni

fugaci nel tempo:

le cose pił belle,

le cose pił care,

i disagi, con lacrime.

Ma ora dimentica 

le cose passate.

Distendi le braccia

di nuovo operose,

silente, abbraccerai

l'infinito di luce.


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