Falconara Albanese, 19 Dicembre  2005

HOME

 

Imposta Falkunara.Com come Pagina Iniziale  Aggiungi questa Pagina ai Preferiti  Translate in English  Segnala Errori o Inesattezze al WebMaster Stampa questa Pagina

 

Convegno Internazionale su «Giorgio Castriota Scanderbeg nella Storia e nella Letteratura».

ll Prof. Italo Costante Fortino, Docente dell'Università degli Studi Orientale di Napoli, ci informa si è svolto a Napoli presso il Dipartimento di Studi dell'Europa Orientale un Convegno Internazionale su "Giorgio Castriota Scanderbeg nella Storia e nella Letteratura" i giorni 1 e 2 Dicembre u.s. Molto gentilmente ci invia il comunicato stampa ed i riassunti delle 25 Relazioni.

Università degli Studi di Napoli l’Orientale

Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale

Convegno Internazionale su

 "Giorgio Castriota Scanderbeg nella Storia e nella Letteratura"

(Napoli, 1 - 2 Dicembre 2005)

 

Il Convegno Internazionale su Giorgio Castriota Scanderbeg nella Storia e nella Letteratura è organizzato dalla Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese del Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale dell’Università di Napoli L’Orientale, in collaborazione col Comitato Nazionale per le Minoranze Etnico-Linguistiche in Italia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
L’occasione è data dalla ricorrenza del VI Centenario della nascita del Principe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg (1405-1468), una figura centrale nella storia del XV secolo, quando si sono trovati a fronte l’Occidente e l’Oriente:

L’Impero Turco in espansione verso i Balcani col miraggio di arrivare a Roma, dopo avere conquistato Costantinopoli (1453).

L’Occidente, con cui si collegava Giorgio Castriota Scanderbeg, impegnato ad arginare l’invasione promuovendo la resistenza, fino all’organizzazione di una Crociata con il Papa Pio II.

In altri termini lo scontro tra cristiani e musulmani stava per arrivare alle porte di Roma. Oltre alle capacità strategico-militari unanimemente riconosciute al Principe Giorgio Castriota Scanderbeg – egli per primo adottò la tattica della guerriglia, con attacchi rapidi e di sorpresa – gli si attribuisce anche una grande capacità politico-diplomatica rivolta sia all’interno che a livello internazionale:

All’interno della compagine albanese lo Scanderbeg riuscì a creare la Lega dei Principi albanesi, che sanciva l’unione politico-militare della nascente Albania, dopo la dissoluzione dell’Impero bizantino.

A livello internazionale riuscì a tessere proficui rapporti e stringere alleanze col Regno di Napoli, con quello d’Ungheria, con la Repubblica di Ragusa, con quella di Venezia e con lo Stato Pontificio.

Per 25 anni di resistenza capeggiata da Giorgio Castriota Scanderbeg, i Turchi trovarono sbarrata la strada verso Occidente. Questi preziosi 25 anni di resistenza incisero profondamente nel percorso dell’evoluzione storica. Le letterature fecero eco all’azione incisiva del Principe albanese, non solo quella albanese, ma di vari altri paesi tanto dell’Europa Orientale che Occidentale. Più di 300 Opere, tra Monografie e Opere Letterarie, trattano di Giorgio Castriota Scanderbeg.
Le Relazioni che vengono presentate nel Convegno affrontano sia problematiche relative al contesto storico di riferimento, sia argomenti specifici inerenti alla figura di Giorgio Castriota Scanderbeg. I Relatori, Studiosi di Storia dell’Europa Orientale e di Letteratura, offrono un ampio ventaglio di riflessioni che in sintesi focalizzerà il punto di arrivo della storiografia e della critica letteraria sull’argomento.

 

SINTESI DELLE RELAZIONI

 

Sergio Bertolissi
Giorgio Castriota Scanderbeg: una Strategia per l’Unificazione dell’Albania.
Giorgio Castriota Skanderbeg (1405-1468) è generalmente noto come il grande condottiero che sconfisse più volte gli eserciti ottomani di Murad II e del successore Mehmet II e come unificatore, anche se temporaneo, dell'Albania. Un altro aspetto che mi sembra rilevante nella sua vicenda è proprio la difficoltà di unificare i clan sparsi del suo Paese e renderli effettivamente consapevoli della necessità dell'unità, come rilevò nel suo discorso sull'unità nazionale all'incontro di Lezhë (Alessio) nel 1444. D’altronde la necessità dell’unificazione delle forze non interessava solo la compagine interna albanese, ma tutte quelle forze che si opponevano all’espansione ottomana verso occidente, tra le quali spesso gli interessi particolari avevano il sopravvento su quelli generali.

 

Giovanna Motta
I Turchi, il Mediterraneo e l’Europa.
La relazione traccia le coordinate generali degli equilibri economici e politici dell’area mediterranea in età moderna, con riferimenti all’economia “aperta” del Cinquecento e agli scambi interculturali fra sud e nord d’Europa, territori extra europei e area adriatica con il Levante ottomano.

 

Adriano Papo
Giovanni Hunyadi e Giorgio Castriota Scanderbeg, da Avversari ad Alleati nella Lotta Antiottomana.
Nel novembre del 1443 Giovanni Hunyadi e Giorgio Castriota Scanderbeg si trovano di fronte, come avversari, sulle rive della Morava; da quel momento diventano invece, senza sottoscrivere accordi reciproci, avversari d’un comune nemico. Il lavoro ripercorre la lunga campagna del 1443 di Giovanni Hunyadi culminata appunto nella battaglia della Morava, allorché Giorgio Castriota abbandonò l’esercito ottomano e, tornato in patria, raccolse tutte le forze del suo popolo per una rivolta generale contro il dominio osmanico. Viene quindi discussa l’autenticità di una lettera con cui il re d’Ungheria, Vladislao I Jagellone, sollecitò l’alleanza di Scanderbeg nella campagna antiturca del 1444, che si concluse con la famosa battaglia di Varna, e quella della successiva risposta del Castriota. Si fa quindi cenno all’alleanza tra Hunyadi e Scanderbeg siglata in occasione della campagna antiottomana del 1448, che ebbe un epilogo infausto nella seconda battaglia del Cossovo.

 

Gaetano Platania
Unione delle Chiese, Lotta Anti-Turca e idea di Crociata in Età Moderna. Il greco Bessarione, detto il Cardinale Niceno, un quasi contemporaneo di Gjergj Kastriot Skënderbeg.
In un convegno dedicato alla personalità del principe albanese Gjergj Kastriot detto Skënderbeg, figlio di Giovanni e di Voissava Tripalda, nato a Kruja oggi nell’Albania centrale, è assai difficile, almeno per me, studioso del Seicento e particolarmente attento ai temi dedicati ai rapporti romano-polacchi, poter aggiungere qualcosa di serio o innovativo a ciò che già si è detto o si dirà nell’occasione dell’incontro di Napoli. Tutti ben sappiamo che Skënderbeg è stato l’eroe che seppe riunire principi e capitani albanesi in una lega capace di resistere, tra il 1443 al 1468, ai continui attacchi dell’esercito turco capeggiato dal sultano Murad II in persona. Attacchi che avevano il preciso scopo di annientare una resistenza che metteva in discussione la supremazia dei nuovi conquistatori che, dopo la caduta di Bisanzio, non ancora soddisfatti di essersi fatti padroni dell’area del sud est europeo, puntavano ad allargare le loro conquiste. Proprio perché la figura di Gjergj Kastriot detto Skënderbeg è così nota al grande pubblico, il mio intento è, al contrario, quello di soffermare l’attenzione sulla figura del Bessarione, il cardinale Niceno, un quasi contemporaneo dell’eroe albanese, noto per aver perseguito durante tutta la sua vita due grandi ideali:
1) Organizzare una crociata con lo scopo di salvare Costantinopoli dalla conquista turca.
2) Difendere, per quanto possibile, i tesori della cultura greca caduta nelle mani degli infedeli.
Due progetti politici e morali che non ebbero, però, l’esito sperato. Bessarione seppe tuttavia conquistarsi il rispetto e la considerazione di «uomo grande e degno d’immortale memoria», nelle parole di Enea Piccolomini, di uomo «di lettere e di santità», come diceva lo storico gesuita Famiano Strada (1572-1649), e ancora di «uomo molto esemplare» secondo Girolamo Garimberti (1506-1575) vescovo di Gallese, amico di Bernardo Tasso e dell’Aretino. Inoltre, la sua figura è legata al Concilio di Ferrara-Firenze, in quanto la sua opera fu di strenuo sostenitore delle decisioni conciliari, ma è anche legata alla promozione e all’incontro fra l’Umanesimo italiano e la cultura greco-bizantina, un aspetto profondamente sentito dal nostro teologo e dal bibliofilo.

 

Marko Jacov
Scanderbeg nei Libri di Storia del XVI e XVII secolo.
Anche prima della caduta di Costantinopoli (29 Maggio 1453) era chiaro che le conquiste dei sultani non si sarebbero limitate all’Impero Bizantino. Perciò la Santa Sede guardò con particolare interesse ai territori abitati dai cristiani già esposti alle scorrerie dell’esercito ottomano. I personaggi di spicco furono incoraggiati nella loro lotta contro il “comune nemico” per essere poi indicati come esempio da seguire. E tra i più lodati dagli storici occidentali nel corso del XVI e XVII secolo rimane senza dubbio Giorgio Castriota Scanderbeg, “Principe di Epiro, figlio del S. Ivan Castrioth, che signoreggiava quella parte di Albania, la qual si chiama Emathia et Tumenstia, et la matre di Scanderbeg chiamata Voisava, fu figliuola del S. di Pollogo, che è una parte della Macedonia et Bulgaria” (Paolo Giovio, Commentario delle cose de Turchi, Venezia 1541). Nella presente relazione sono riportati i testi riguardanti le sue battaglie e la politica, scritti dai più famosi conoscitori della storia ottomana, stampati nelle più rinomate tipografie europee.

 

Giorgio Castriota Scanderbeg
La Discendenza di Giorgio Castriota Scanderbeg.
C’è chi vuole attribuirsene una discendenza diretta e legittima a dispetto di quanto sostengono i maggiori storici e chi, come il Dott. Giorgio Castriota Scanderbeg, ritiene più realisticamente di aderire alle prevalenti tesi ed indagini genealogiche che negano quella possibilità, ma che naturalmente non smentiscono che gli attuali Castriota Scanderbeg portino a pieno diritto quel cognome pur se derivato da linee parallele o naturali. La questione è tuttora aperta e per chi volesse ricavarne un personale ed originale convincimento sono disponibili gli archivi dello Stato e quelli della Chiesa ancora non completamente esplorati. Il Principe Giorgio Castriota ci parlerà brevemente della sua ascendenza raccontandoci alcuni particolari a lui noti per conoscenza personale o riportata negli ultimi due secoli.

 

Turcus Serban
La Storiografia Romena sui rapporti tra Scanderbeg e Ianu De Hunedoara (Ianos Hunyadi).
La cosiddetta tarda crociata è un tema ricorrente nella medioevalistica romena con riferimento soprattutto al XV secolo, contraddistinto da grandi principi romeni come Iancu de Hunedoara, Stefano il Grande o Vlad Tepes. Al sud del Danubio confine naturale tra i Balcani e le terre romene, l’unico partner nella lotta antiottomana è stato, a meta del XV secolo, il grande eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg. In questa prospettiva di congiunzione di interessi e di collaborazione è impostato il riflesso storiografico dei rapporti romeno-albanesi nel Quattrocento. Tra gli studiosi che hanno consacrato pagine di storia a Skanderbeg annoveriamo Costantino Marinescu, Francisc Pall, Camil Muresanu. Fra tanti storici, tuttavia, si distingue Francisc Pall che non si è soffermato sulla figura di Skanderbeg per evidenziarne soprattutto la prevalenza romena nella lotta antiottomana, ma ha studiato il ruolo balcanico ed europeo del Principe albanese.

 

Shaban Sinani
Giorgio Castriota Scanderbeg: una Figura del Rinascimento Europeo.
Il Principe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg è stato definito “campione della cristianità”, “difensore della civiltà europea” e ancor meglio “protagonista del Rinascimento europeo”. Il biografo Marino Barlezio è tra i primi a considerarlo figura tipica dell’umanesimo albanese, con una statura balcanica ed europea, oltre che fondatore dell’Albania moderna, realizzata attraverso l’unificazione dei Principati albanesi. E’ interessante leggere alcuni documenti di prima mano che legano la figura di Scanderbeg alla S. Sede, alla Repubblica di Venezia, ai Re di Napoli Alfonso e Ferrante D’Aragona. Il concetto di Rinascimento europeo non è una nozione geografica, ma un movimento che accomuna molti popoli che hanno saputo dare vari contributi alla costruzione dell’era nuova. L’Italia ha dato grandi pittori (Michelangelo, Raffaello, Leonardo Da Vinci); la Gran Bretagna ha dato Shakespeare; i Paesi Bassi Erasmo Da Roterdam; la Germania Gutemberg ecc. e l’Albania ha dato Giorgio Castriota Scanderbeg, un personaggio che travalica i confini albanesi e si proietta nello scenario europeo.

 

Pietro De Leo
Scanderbeg nella Stroiografia “Contra Turcos”.
La produzione storiografica occidentale, dagli inizi della stampa alla Rivoluzione Francese, è stata particolarmente attenta nel porre in risalto la figura e l’opera di Giorgio Castriota Scanderbeg, come dimostra l’ampia serie di saggi, oltre 300, pubblicati in tale periodo. Di essi ben 53 furono stampati a Venezia sui 92 editi nel territorio italiano. La chiave di lettura della biografia dello Scanderbeg è la dichiarata guerra “Contra Turcos” e lo spirito di crociata. Saranno esaminate le opere stampate in Italia, anche in relazione con le fonti da esse adoperate.

 

Willy Gjon Kamsi
Vocazione Cristiana ed Europea di Giorgio Castriota Scanderbeg.
Le mire dei turchi avevano come obiettivo la loro espansione non solo nei Balcani, particolarmente in Albania, ma verso tutta l’Europa. L’opposizione più decisa fu quella di un Grande del XV secolo, Giorgio Castriota Scanderbeg e del suo Popolo. La formazione cristiana del nostro Eroe è la premessa a tutto lo svolgimento degli avvenimenti che seguirono al suo ritorno in Patria ed essa si riflette poi nei diversi importanti personaggi che lo attorniavano, appartenenti alla Chiesa Albanese. Il suo orientamento europeo si realizza nelle alleanze con le potenze cristiane dell’epoca, rappresentate anche da Raguza e Janos Hunyadi, le quali, sebbene non rappresentino l’Europa Occidentale, sono comunque una espressione dei medesimi ideali nella difesa dall’invasore ottomano.

 

Ivan Biliarsky
Le “Terre Albanesi” nel Sistema Amministrativo del Secondo Impero Bulgaro.
La comunicazione tratta di uno studio su una delle circoscrizioni amministrative del Secondo Impero Bulgaro, detta «Terre d’Albania». La fonte di informazione è data dal testo «Privilegium per i Ragusani» dello Zar Giovanni II Asen (1230). Si analizza il tipo di unità amministrativa, chiamata «terra», rispetto ad altre circoscrizioni («chora», «regione», «confine», «paese», «kleisura»), oltre alla definizione dei limiti territoriali della «Terra degli Albanesi». Va sottolineato che la «Terra degli Albanesi» è l’unica regione denominata «Terra» e l’unica ad avere un appellativo etnico. Tutto ciò ci offre l’opportunità di inquadrare la questione all’interno dello sviluppo storico del popolo albanese.

 

Antonello Biagini
Le “Diaspore Albanesi” nel corso dei Secoli.
La relazione esamina le “Diaspore” albanesi a partire dalle più lontane – in particolare dopo l’epopea di Scanderbeg - che hanno portato gli abitanti di quelle terre a diffondersi nei Balcani, in Adriatico, verso l’Italia e il contributo dato alle vicende italiane, fino agli avvenimenti recenti degli anni Novanta con la descrizione correlata dei vari momenti politici (la dominazione ottomana, lo Stato nazionale, il regime comunista, le difficoltà del nuovo sistema politico).

 

Zef Mirdita
La Lega Albanese o Lega di Lezhë.
Nella prima parte del presente lavoro l’Autore esamina la situazione dei territori albanesi dal 1272, anno dello sbarco in Albania di Carlo I d’Angiò, e fino al 1443, anno del ritorno di Giorgio Catriota Skanderbeg a Kruja. Un’analisi particolare e documentata viene fatta alla situazione sulla costa albanese ed ai rapporti dei principi albanesi tra loro e con i loro vicini balcanici. Sono importanti le valutazioni sulla religione: lo scontro e la convivenza dell’ortodossia bizantino-greca e del cattolicesimo romano nei territori albanesi. Poi si arriva alla famiglia del padre di Skanderbeg e alle notizie ed ai documenti sulla sua vita. Il ritorno a Kruja di Skanderbeg il 27 Novembre 1443 e la convocazione del Convegno di Lezha, nella Chiesa di San Nicola, il 2 Marzo 1444, sono momenti di grande importanza storica nell’opera di Scanderbeg e nella vita dell’Albania. Si tratta della prima alleanza politico-militare organizzata dai principi albanesi contro i turchi che durò per 25 anni sotto la guida di Skanderbeg.

 

Ignazio Parrino
Scanderbeg e Bessarione nella Tradizione Socio-Politica e Culturale dei Greco-Albanesi d’Italia.
Il ricordo di Scanderbeg e di Bessarione è stato sempre vivo presso i Greco-Albanesi d’Italia, sia a livello colto che popolare. Nel Seminario Greco-Albanese di Palermo nella lunetta del portone d’ingresso e in alcuni manoscritti in esso conservati si vedono due braccia reggenti la croce: lo stemma di Giovanni di Trebisonda, del Cardinal Bessarione. Il ricordo di questi due personaggi ha guidato per cinque secoli, fino ad oggi, la vita sociale e culturale dei Greco-Albanesi di Sicilia ed in parte anche d’Italia nel suo svolgimento e nel suo influsso sulla società italiana ed oltre. Il Bessarione per rispetto dei militari albanesi mandati da Scanderbeg in Italia nel 1448 e attestatisi a Bisir, fatto vescovo di Mazara in Sicilia, avviò i loro rapporti col monastero di S. Salvatore di Messina di cui era commendatario. Sotto la sua guida, di Costantino Lascaris e di tanti altri, si consolidò l’impegno per la conservazione e la cura scientifica del rito bizantino e della cultura classica, assieme alla costante aspirazione all’unione delle chiese greca e latina.

 

Attilio Vaccaro
Lo Sviluppo degli Studi su Giorgio Castriota Scanderbeg.
L’ampiezza degli studi relativi a Giorgio Castriota Scanderbeg è derivata dall’interesse che questa figura storica, eroe della resistenza cristiana contro l’avanzata ottomana, ha suscitato in quasi tutti gli studiosi che si sono occupati della storia dei Balcani nel secolo XV. Tale sensazione di ampiezza d’intenti e di risultati si fa certo più concreta se passiamo a considerare lo sviluppo della storiografia castriotiana, dalle opere più antiche considerate fino a qualche decennio addietro fonti di assoluta veridicità ed imparzialità (M. BARLETIUS, Historia de vita et gestis Scanderbegi Epirotarum principis, Roma s.d.; G. M. BIEMMI, Historia di Giorgio Castriotto detto Scander-Begh, Brescia 1742), ai contributi più recenti (Y. JAKA, Skënderbeu në historiografinë frënge, Prishtinë 2001; K. FRASHËRI, Gjergj Kastrioti Skënderbeu. Jeta dhe vepra, 1405-1468, Tiranë 2002). Attraverso una mirata ricognizione storiografica (secc. XVI-XXI) si indicherà, quindi, a grandi linee il progresso degli studi dedicati a Scanderbeg, menzionando solo le opere più significative nonché gli studiosi più importanti.

 

Imri Badallaj
La figura di Scanderbeg nella Rivista “Ekskluzive”.
Scanderbeg è un personaggio di capacità straordinarie, rivelatesi nell’azione militare contro l’invasione turca e nell’unificazione dei Principati albanesi. In un quarto di secolo la sua strategia militare risultò vincente nei confronti di eserciti molto più numerosi del suo. Egli ha incarnato l’ideale della libertà e del benessere di tutti i popoli, e pertanto anche di quello albanese. Le sue gesta, la capacità strategica nell’arte militare hanno ispirato centinaia di opere in tutti i campi: nella letteratura, nella scultura, nella musica, nel folklore, nella pubblicistica, nella storia ecc. A questo coro si è unita anche la rivista mensile Ekskusive. Questa rivista ha pubblicato molti documenti e resoconti che il mondo della cultura non conosceva prima. Studiosi attenti di questo personaggio considerato eroe nazionale, quali Aleks Buda, Musa Ahmeti, Skënder Blakaj, Luan Malltezi, Jahja Drançolli, Ibrahim Berisha, Kasem Biçoku, Sabri Hamiti, Valter Shtylla, Shaban Sinani, Mustafa Ferizi ed altri, hanno pubblicato su questa rivista studi di particolare interesse scientifico.

 

Amedeo Di Francesco
Un Canto Storico del Cinquecento Ungherese su Giorgio Castriota Scanderbeg.
Giorgio Castriota Scanderbeg è il protagonista di un canto storico in versi composto in Tralsilvania da Miklós Bogáti Fazakas nel 1579 e pubblicato la prima volta a Debrecen nel 1587. Il tema è la lotta di Scanderbeg contro i turchi e la fonte utilizzata è la biografia di Scanderbeg scritta in latino dall’umanista albanese Marinus Barletius Scodrensis (Argentorati 1537). Il testo ungherese, pertanto, appare interessante perché offre la possibilità di essere analizzato da tre punti di vista:
1) Il messaggio storico e l’ideologia professata.
2) La tecnica compositiva collocata fra oralità e scrittura e che utilizza ampiamente lo stile formulare della tradizione narrativa ungherese.
3) Il livello comparativo derivante dal confronto della riscrittura ungherese della vicenda storica ed esistenziale di Scanderbeg con il testo-fonte.

 

Pierfranco Bruni
Immagini di Scanderbeg in uno Scrittore.
Sono due i temi di riferimento che hanno permesso un approccio più immediato con il personaggio – simbolo di Scanderbeg.
1. La sua particolare importanza come personaggio e come modello da romanzare all’interno di un confronto tra storia, destino e avventura. Una linea che supera la visione realista e fa emergere una figura tutta leggendaria pur uscendo dal filone storico. Una rappresentazione tra l’onirico e il metaforico. Un Alessandro Magno con tutto il suo alone di mistero e di fascino.
2. Per uno scrittore mediterraneo che è ben contestualizzato in una letteratura profondamente mediterranea il confronto con Scanderbeg lo porta a rivisitare quell’idea di Occidente ed Oriente che resta cara sia ad Omero che a Virgilio. Letterariamente (in termini di una allegoria visiva) Scanderbeg potrebbe essere considerato proprio come un personaggio dentro una griglia simbolica che manifesta la difesa di una appartenenza per affermare una identità che è quella cristiana tra le due culture: Occidente ed Oriente. Proprio per questo per uno scrittore come me Scanderbeg è piuttosto un archetipo che trasmette valori identitari e proprio per questo si presta ad una interpretazione fortemente letteraria i cui codici esistenziali e storici diventano teatralizzabili nella recita che occupa lo scenario dei nostri giorni.

 

Jorgo Bulo
Per una Tipologia dell’Epos su Scanderbeg nella Letteratura Albanese del Romanticismo.
Il ricordo della resistenza albanese del sec. XV è diventata non solo parte della loro coscienza storica, ma anche un fattore dello sviluppo della loro cultura. Nelle ricerche per la creazione dell’epos nazionale incentrato su Scanderbeg si sono delineate due tendenze tipologiche: il poema di contenuto romantico (G. De Rada) e il poema di contenuto storico-nazionale (N. Frashëri). Per il primo tipo i fatti rappresentano lo sfondo storico dei drammi spirituali dell’individuo e del suo conflitto con le istituzioni del tempo, per il secondo tipo essi rappresentano la materia dell’intreccio del soggetto epico. De Rada ha creato il romanzo della tragicità della storia albanese del XV secolo, mentre Frashëri ha creato l’epos narrativo sul conflitto collettivo con i dominatori.

 

Ymer Jaka
Scanderbeg nella Letteratura Francese.
Questa comunicazione tratta del posto che Giorgio Castriota Scanderbeg occupa nella letteratura francese, entro un periodo di quasi quattro secoli, in una serie di opere di vario genere, pubblicate dal 1576 al 1950. La trattazione di questo tema parte dallo studio delle poesie di tre poeti francesi, pubblicate come parti preliminari nella traduzione francese della Storia di Scanderbeg di Marin Barlezio nel 1576, di una delle quali è autore il noto poeta Pierre de Ronsard. Quindi si passa a trattare della collocazione di Scanderbeg nel poema Les Tragiques di Agrippa d’Aubigné. In questo periodo, inoltre, incontriamo Scanderbeg anche nella prosa francese, nell’opera Les Essais dello scrittore Michel de Montaigne. Oggetto di studio sono anche cinque romanzi con Scanderbeg come protagonista, come pure tre novelle e alcune opere drammatiche, tragedie, drammi e libretti d’opera, di cui alcune sono state messe in scena.

 

Zeqirja Neziri
Scanderbeg nella Letteratura Croata.
Scanderbeg, accanto alle figure storiche balcaniche e mondiali del passato, occupa un posto importante nella letteratura croata di tutti i periodi. Egli è presente sia come figura storica del popolo albanese, sia come simbolo di libertà dei popoli balcanici. Su di lui sono state scritte opere di vario genere: lunghi canti epici (Grabovaci e Mioshici, sec. XVII), tragedie (Shporeri, Zoricici, Sakcinski, sec. XIX), scritti storici e giornalistici (L. Gaji, F. Racki, Sh. Lubici, Gj. Dezhelici, Gj. Galaci, L. Mihacevici, M. Pavlinovici). Nella rivista di Ludev Gaj Danica ilirska (1835-1849) Scanderbeg occupa il posto 42, accanto a Napoleone (69), Marco Kral (46), Cola di Rienzo (28), al croato N. Sh. Zrinski (24), o al russo Pietro I (38) e Alessandro I (28).

 

Edmond Çali
Scanderbeg in “Histori e Skënderbeut” di N. Frashëri.
L’autore esamina l’opera Histori e Skënderbeut del poeta albanese della Rilindja (Rinascita) Naim Frashëri (1846-1900). Inizialmente viene presentato l’autore e la sua opera in generale per arrivare poi all’opera dedicata all’eroe nazionale albanese. Tenendo presente il contributo della critica su quest’opera, viene fatta una analisi della struttura del poema Historì e Skënderbeut ed in modo particolare della ridondanza, del seriale, della ripetizione nella forma letteraria. Historì e Skënderbeut (Bucarest, 1898) è un poema con una struttura perfetta e precisa in cui la ripetizione creativa è la parte essenziale della sua unità strutturale e formale.

 

Costantino Nikas
Giorgio Castrista Scanderbeg nell’Opera di Michele Critobulos.
Michele Critobulos (inizio XV sec. – Monte Athos 1470) dell’isola di Imbro, nella sua opera Istorie descrive, in cinque libri, i fatti e le vicende del Sultano Maometto II il Conquistatore, dalla sua ascesa al trono nel 1450 fino alla morte 1467. L’Autore premette un’epistola dedicatoria al Sultano in stile solenne e adulatorio. Nel suo testo, anche se non parla dei momenti sfavorevoli e avversi di Maometto II, non tradisce la sua gente e non falsifica la storia; anzi sottolinea le ragioni e le lotte del popolo greco e degli altri popoli, Albanesi ecc., contro i Turchi. Il V libro contiene, tra l’altro, le spedizioni di Maometto II, la prima e la seconda, contro l’Albania e il popolo illirico, l’assedio di Cruja e le gesta eroiche di Scanderbeg e della sua gente. Descrive il territorio, la topografia dell’Albania e la disubbidienza del popolo. Sottolinea la resistenza del popolo sotto la guida del suo comandante Scanderbeg e le difficoltà di espugnare Cruja.

 

Agostino Giordano
Varianti in “Shpata e Skanderbekut Ndë Dibrët Poshtë” di B. Bilotta.
Bernardo Bilotta, poeta e scrittore arbëresh di Frascineto (Cs), dedicò a Giorgio Castriota Scanderbeg diverse poesie di argomento patriottico. Ma fin dagli esordi poetici, scrisse sull’eroe albanese un intero poema: Shpata Skanderbekut Ndë Dibret Poshtë. Opera a cui dedicò ben quattro redazioni: le prime tre, incomplete, degli anni 1874, 1878 e 1888; e l’ultima, completa, del 1890: 12 canti con più di 10.000 versi, senari e settenari, distribuiti in sestine. Dal numero delle redazioni si capisce il valore che l’autore dava all’opera. Vi si racconta - in forma naturalmente anche un po’ romanzata - la prima battaglia che Skanderbeg combatte e vince contro i Turchi, invasori dell’Albania. Un argomento che nella seconda metà del XIX secolo interessava non poco gli Albanesi che, da 400 anni sotto il giogo turco, non vedevano l’ora di liberarsene. Quindi il poema bilottiano mirava a infiammare gli animi albanesi e invogliarli alla lotta. La redazione del 1890 è stata pubblicata – ma non in forma integrale – a Tirana nel 1968, a cura di Papàs Emanuele Giordano, in occasione del 500° anniversario della morte di Skanderbeg. In questo studio vengono confrontate le varie redazioni - dal punto di vista alfabetico, linguistico e lessicale, incentrando soprattutto l’attenzione sul personaggio di Skanderbeg.

 

Italo Costante Fortino
Un Poema Inedito di G. A. Nociti su Giorgio Castriota Scanderbeg.
Opere inedite della Letteratura Albanese della Diaspora albanese in Italia sono custodite in varie biblioteche nazionali ed estere. Dopo la pubblicazione delle Rëmenxa t’Arbresha (Rime Albanesi) di Giuseppe Angelo Nociti (1832-1899), ora dello stesso autore disponiamo del manoscritto di un poema dal titolo Ndihmja e Krojës (La Difesa di Cruja). Il poema, scritto nel 1857 e composto di tre cantiche in versi endecasillabi, tratta dei preparativi per la difesa di Cruja, capitale del Principato dei Castriota, contro l’armata di Murat II nel 1450, dove spicca la figura di Scanderbeg che per più di un ventennio (1443-1468) capeggiò la resistenza albanese contro l’invasione turca. L’Autore con il ritorno alle origini della diaspora albanese pone a fondamento della Rilindja (Rinascita) la Storia, la Letteratura e la Lingua. Di notevole interesse, al di là del valore estetico, è la lingua del Nociti che, nel mentre riflette gli arcaismi del XV secolo, si presenta peculiare nella Wortbildung.

Fonte: Prof. Italo Costante Fortino
Docente dell'Università degli Studi Orientale di Napoli


© Copyright www.falkunara.com. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale.

DISCLAIMER