Falconara Albanese, 31 Marzo 2003

 

Cronaca di guerre quotidiane.

Mentre lavoro cerco di tenermi aggiornata su quanto accade nel mondo, soprattutto in questi giorni in cui il tema principale è la guerra. Grazie all’immensa meraviglia che è internet, navigo da un sito all’altro delle varie testate giornalistiche, anche perché non è solo curiosità, la mia: fa parte del mio lavoro...

Oggi rimango, però, sbalordita: da una navigata ad un’altra sarà passata un’ora e poco più, ma quando mi collego sul sito del TgCom per sapere se ci sono novità dal fronte iraqeno, trovo un’intera videata dedicata alla cronaca nera: «Litiga col fidanzato e lo ammazza: fermata»; «Bimbo morto in spiaggia: in mare da 10 giorni»; «Roma, trovato cadavere nel giardino di una villa»; «Uccide fidanzata e si spara: grave»; «Sorprende moglie con amante, li uccide»; «Uccide convivente e tenta suicidio» ma anche «Roma: uomo rapinato e stuprato» e «Palermo: rapina in casa, sorprende e stupra casalinga». Insomma, cadaveri come se fossimo in guerra. Ma in una guerra di follia pura.
È il 26 marzo del 2003 e oggi, per la prima volta dall’inizio della guerra in Iraq, ero serena perché avevo appena chiamato la mia nipotina per farle gli auguri di compleanno e lei mi aveva parlato di tutte le cose belle che lei riesce a vedere coi suoi occhi da bambina. Cose essenziali, talmente tanto normali che noi grandi non le vediamo più. E allora pensavo a quanto ci sarebbe da imparare dai bambini per ritagliarci qualche minuto di serenità nel corso della giornata.
Invece bastano un telegiornale, un collegamento ad internet e si ritorna realisti, si capisce che viviamo in un mondo che a sua volta vive in agonia, come se aspettasse la fine di sé, una fine che – per fortuna o purtroppo – non arriva mai.
Io non so che dire, sono sconcertata di fronte a tutta questa violenza.
A parte il parlare continuo di questa guerra in Iraq, ignorando gli altri 50 focolai sparsi in tutto il mondo (ma di cui non si parla perché non c’è di mezzo né petrolio, né egemonia), qui, ragazzi, stiamo combattendo una guerra quotidiana nelle nostre case, con le persone che ci amano e con quelle che incrociamo per strada. Ognuno di noi è un potenziale soldato, un potenziale assassino, una potenziale vittima...
Trovo che questo sia incredibile, anche perché è una guerra che nessuno sa di combattere e contro cui nessuno può manifestare in un corteo. Non ho parole.

Floriana Riggio


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