Cronaca di guerre
quotidiane. Mentre lavoro cerco di
tenermi aggiornata su quanto accade nel mondo, soprattutto in questi
giorni in cui il tema principale è la guerra. Grazie all’immensa
meraviglia che è internet, navigo da un sito all’altro delle varie
testate giornalistiche, anche perché non è solo curiosità, la mia: fa
parte del mio lavoro...
Oggi rimango, però, sbalordita: da
una navigata ad un’altra sarà passata un’ora e poco più, ma quando mi
collego sul sito del TgCom per sapere se ci sono novità dal fronte
iraqeno, trovo un’intera videata dedicata alla cronaca nera: «Litiga col
fidanzato e lo ammazza: fermata»; «Bimbo morto in spiaggia: in mare da
10 giorni»; «Roma, trovato cadavere nel giardino di una villa»; «Uccide
fidanzata e si spara: grave»; «Sorprende moglie con amante, li uccide»;
«Uccide convivente e tenta suicidio» ma anche «Roma: uomo rapinato e
stuprato» e «Palermo: rapina in casa, sorprende e stupra casalinga».
Insomma, cadaveri come se fossimo in guerra. Ma in una guerra di follia
pura.
È il 26 marzo del 2003 e oggi, per la prima volta dall’inizio della
guerra in Iraq, ero serena perché avevo appena chiamato la mia nipotina
per farle gli auguri di compleanno e lei mi aveva parlato di tutte le
cose belle che lei riesce a vedere coi suoi occhi da bambina. Cose
essenziali, talmente tanto normali che noi grandi non le vediamo più. E
allora pensavo a quanto ci sarebbe da imparare dai bambini per
ritagliarci qualche minuto di serenità nel corso della giornata.
Invece bastano un telegiornale, un collegamento ad internet e si ritorna
realisti, si capisce che viviamo in un mondo che a sua volta vive in
agonia, come se aspettasse la fine di sé, una fine che – per fortuna o
purtroppo – non arriva mai.
Io non so che dire, sono sconcertata di fronte a tutta questa violenza.
A parte il parlare continuo di questa guerra in Iraq, ignorando gli
altri 50 focolai sparsi in tutto il mondo (ma di cui non si parla perché
non c’è di mezzo né petrolio, né egemonia), qui, ragazzi, stiamo
combattendo una guerra quotidiana nelle nostre case, con le persone che
ci amano e con quelle che incrociamo per strada. Ognuno di noi è un
potenziale soldato, un potenziale assassino, una potenziale vittima...
Trovo che questo sia incredibile, anche perché è una guerra che nessuno
sa di combattere e contro cui nessuno può manifestare in un corteo. Non
ho parole.
Floriana Riggio
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