Falconara Albanese, 15 Aprile 2003

Il contesto territoriale: Falconara oggi.

Falconara Albanese, posta a 650 metri sul livello del mare, è una piccola comunità albanofona della provincia di Cosenza. Ha un’estensione di 20,67 chilometri quadrati ed è situata tra il comune di S. Lucido e quello di Fiumefreddo Bruzio, ancora, con il comune di Marano Principato e con il Mar Tirreno, il cui litorale rientra nel comune di Falconara per una lunghezza di circa due chilometri e mezzo, grazie a Torremezzo che è la sua frazione più grande (anticamente veniva chiamata Torre Misa, per la presenza di una torre di vedetta, eretta in periodo rinascimentale e dotata di un iscrizione marmorea datata 1566). A differenza degli altri paesi italo-albanesi della provincia di Cosenza, che sorgono in tre comprensori principali, quello a destra e quello a sinistra del Crati e quello del Pollino, Falconara Albanese è isolata e si estende su una tra le diramazioni della catena appenninica del Busento, lungo la dorsale della costa paolana. E’ distante circa 34 chilometri a sud-ovest da Cosenza, che può essere raggiunta percorrendo la strada provinciale San Lucido-Falconara-Passo della Crocetta. Falconara oggi conta 1490 abitanti (censimento 2001). Il paese assunse la denominazione attuale nel 1863, inizialmente, infatti, si chiamava solo Falconara. Tale nome fu dato, secondo la tradizione, per la presenza sul posto di numerosi falchi. In verità il nome preesisteva e lo si deduce da un documento del 1212, e riportato da Girolamo Marafioti nella sua opera “Cronache ed antichità di Calabria”. Egli, parlando di Fiumefreddo Bruzio, così dice: «E’ un castello edificato in luogo alto sovra il mare, incanto al quale discorre un fiume chiamato “fiume freddo” e l’istesso nome tiene infino ad oggi il castello: cui convicini sono doi casali, cioè Longovardo et Falcunara». Nel passato, così com’è successo ad altri centri interni della Calabria, ha subito le conseguenze di un andamento demografico fortemente negativo causato dall’emigrazione. Quest’ultima si è indirizzata, nella seconda metà del secolo, principalmente in America, soprattutto in Brasile e in Argentina. Dal Registro Aire del Comune di Falconara si denota che il maggior flusso migratorio verso i due paesi sudamericani è concentrato nel decennio compreso tra il 1955 e 1965, quando circa 480 persone, e precisamente 422 verso l’Argentina e 58 verso il Brasile, lasciarono il paese per cercar fortuna oltreoceano.
Il 1915 fu un anno molto importante per Falconara. Fu aperta, infatti, la ferrovia che collegava Paola con Cosenza. Ciò contribuì notevolmente a far uscire il paese dal suo isolamento, dovuto alla posizione geografica, e diede la possibilità ai falconaresi di avere contatti più frequenti e più rapidi con i paesi vicini: Paola, S. Fili e Cosenza, che, prima, dovevano essere raggiunti a piedi o, quando possibile, a cavallo di muli, attraverso sentieri difficili e pericolosi.
Falconara è una comunità bilingue, avendo una competenza linguistica sia dell’albanese che dell’italiano-dialettale. Il suo isolamento geografico ha permesso la conservazione di alcuni tratti morfologici e sintattici e quindi una certa “originalità” linguistica che molte altre comunità albanesi hanno, invece, perso.
Allo stesso tempo, i sempre crescenti rapporti sociali con le comunità calabresi adiacenti, come Fiumefreddo Bruzio, hanno lasciato tracce profonde soprattutto in campo fonetico.
Con questa comunità calabrese, particolarmente intensi furono anche gli scambi commerciali, oltre che matrimoniali, che contribuirono a far uscire Falconara dal isolamento. Per quanto riguarda la struttura urbana di Falconara, vista nel suo insieme, presenta una conformazione prettamente circolare nel rispetto della tradizione tipicamente orientale. Non si può escludere che la scelta del luogo, oltre a motivi di sicurezza, sia stata determinata dalle caratteristiche geografiche, ivi presenti, che facilitarono l’attuazione di uno schema architettonico circolare. Infatti, Falconara è circondata da un cordone montuoso che l’ha quasi costretta a svilupparsi in maniera concentrica. Ancora più chiara appare la struttura circolare se si guarda da vicino la suddivisione del tessuto urbano, in rioni e gjitonie. Oggi, purtroppo, non è facile riconoscere questo tipo di struttura. Specie nella parte nuova del paese, nella disposizione delle case, è subentrata una nuova cultura architettonica. Le numerose opere pubbliche e private, l’allargamento di strade interne e, quando è stato possibile, la costruzione di nuove, gli edifici per la pubblica attività, hanno dato un volto nuovo al paese. In ogni caso, esse, non hanno del tutto intaccato il centro storico con i suoi quattro rioni più importanti: Kurtina, Manesato, Dera e Baut, dove sono state conservate le tipiche strutture del tempo.

 

Fausto Pugliese


© Copyright www.falkunara.com. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale.

DISCLAIMER